Visita pastorale
Nell’intento di rinnovare la vita della Chiesa, i decreti di riforma del Concilio di Trento insistono nel dovere della”cura animarum”, missione essenziale della Chiesa. Tra gli obblighi imposti in tal senso ai vescovi dal Concilio (residenza nella propria diocesi, istituzione dei seminari, convocazione dei sinodi diocesani…) spicca quello della “visita pastorale”, da compiere almeno ogni due anni.
«[…] I vescovi non manchino di visitare personalmente la propria diocesi; se ne fossero legittimamente impediti, lo facciano per mezzo del loro vicario generale o di un visitatore. Se ogni anno non potessero visitarla completamente per la sua estensione, ne visitino almeno la maggior parte, in modo tale, però, che nel giro di due anni, o personalmente o per mezzo dei loro visitatori, terminino di visitarla». (Sess. XXXIII, Decreto di riforma, Can. III)
Pertanto, da quasi 500 anni, le visite pastorali dei vescovi sono momenti importanti della vita della Diocesi, occasioni di grazia e di profonda revisione della vita cristiana. Celebri, a Perugia, quelle condotte dal vescovo Napoleone Comitoli a cavallo tra ‘500 e ‘600, risultate decisive per la riforma della Chiesa nel nostro territorio.
Il Codice di Diritto Canonico, raccogliendo le indicazioni del Concilio Vaticano II, ribadisce che «il Vescovo è tenuto all’obbligo di visitare ogni anno la diocesi, o tutta o in parte, in modo da visitare tutta la diocesi almeno ogni cinque anni». (CJC, can. 396 – §1). Oggi come ieri, sia pure in forme diverse, “la visita pastorale è una delle forme con le quali il Vescovo mantiene i contatti personali con il clero e con gli altri membri del popolo di Dio per conoscerli, esortarli alla fede e alla vita cristiana, per vedere con i propri occhi, nella loro concreta efficienza, le strutture e gli strumenti destinati al servizio pastorale”. (Direttorio Pastorale dei Vescovi, n. 166)